Aggiornamento sull’emendamento di maggio 2024:

Il governo italiano persiste nel suo approccio ideologico e antiscientifico riguardo alla cannabis light, come dimostra l’emendamento di maggio 2024 che mira a proibirne la produzione e commercializzazione dei prodotti derivati dalle coltivazioni di cannabis legale. Molti produttori hanno criticato aspramente questa decisione, sottolineando come la maggioranza stia giocando con le parole per creare un falso allarme su un prodotto che non ha mai rappresentato una minaccia per la sicurezza pubblica.

La premessa dell’emendamento, che tenta di collegare l’uso di fiori di CBD con quelli THC, dimostra una totale mancanza di dati scientifici e statistici. Non ci sono prove che l’assunzione di prodotti a base di infiorescenze di canapa possa alterare lo stato psicofisico del consumatore e mettere a rischio la sicurezza pubblica o stradale.

Il governo sembra ignorare che la percentuale di incidenti dovuti alla guida sotto l’effetto di sostanze psicoattive (con percentuali di THC ben superiori allo 0,2%) è di circa il 2%. Inoltre, le manifestazioni o i raduni che degenerano in violenza sono spesso causati da altre sostanze o da incitazioni all’uso della forza di origine ideologica.

Vedremo come andrà. Vi aggiorneremo sicuramente in futuro.

Le associazioni relative alla cannabis light sono pronte a utilizzare tutti gli strumenti nazionali e internazionali per contestare questo ennesimo comportamento antiscientifico del governo italiano. L’ideologia, storicamente, ha causato molti più danni di quanti ne volesse prevenire, e questo nuovo approccio basato su “rischi percepiti” dimostra l’incapacità di affrontare i problemi reali.

È diventato sempre più importante conoscere la situazione del CBD in Italia sia per i consumatori che per i commercianti. Sorgono dubbi sulle caratteristiche che la cannabis deve avere per essere considerata legale, come anche sui limiti di vendita e acquisto del CBD. Tuttavia, non c’è da stupirsi se consideriamo che in Italia la normativa sulla cannabis è ancora poco chiara e incerta. Per questo motivo abbiamo deciso di preparare un articolo per spiegare le normative sul CBD in Italia, quali attività sono consentite e quali norme vigenti ci sono da seguire.

Attualmente, in Italia il CBD è considerato legale, purché il contenuto di THC sia inferiore ai limiti imposti dalla legge.

Le leggi riguardanti il CBD si basano ancora sul 2016, anno in cui è stata legalizzata la coltivazione, la trasformazione e la vendita della cosiddetta cannabis light.

Secondo le disposizioni, i prodotti a base di cannabidiolo destinati alla cosmesi e al collezionismo possono essere acquistati.

Tuttavia, quali sono le prossime evoluzioni del settore? Quali saranno gli sviluppi futuri?

Recentemente, la Regione Sardegna ha emanato una nuova legge a sostegno delle colture di canapa a scopo industriale, sottolineando l’importanza di sviluppare attività economiche in questo settore. La Regione ha anche sottolineato l’importanza della ricerca e della promozione degli aspetti benefici del CBD. Tuttavia, un ricorso per illegittimità è già stato presentato contro la Regione autonoma.

In generale, nonostante ci sia una grande attesa per una legge che possa colmare le lacune degli ultimi anni, le istituzioni si stanno muovendo.

Vedremo quali sviluppi ci saranno nei prossimi mesi.

Nel frattempo, vediamo più nel dettaglio la normativa attuale sul CBD in Italia.

Il CBD è legale in Italia?

Date le contraddizioni e le lacune normative, è normale domandarsi se il CBD in Italia sia legale o meno.

La cannabis light è legale in Italia, il che significa che può essere coltivata e lavorata e che la vendita del CBD online o nei negozi fisici è ammessa.

Tuttavia, è importante fare molta attenzione per non violare le disposizioni normative.

La legge di riferimento per la cannabis in Italia è la legge 242/2016, che regola l’intera filiera della canapa, dalla coltivazione alla vendita.

La cannabis light o cannabis legale si riferisce ai prodotti della canapa che rispettano il limite di THC imposto dalla normativa. I prodotti a base di CBD sono considerati leciti solo se la concentrazione di THC non supera lo 0,2%.

In altre parole, il cannabidiolo è legale solo se la percentuale di THC è entro i limiti consentiti dalla legge.

Per capire meglio questo aspetto, è necessario spiegare cos’è il CBD e la differenza tra CBD e THC.

Perché il CBD è consentito dalla legge e il THC no?

Il CBD, ovvero il cannabidiolo, è un fitocannabinoide estratto dalla pianta di canapa, che insieme al THC rappresenta una delle sostanze più presenti nella cannabis Sativa, con oltre ottanta componenti.

Mentre il THC è noto per i suoi effetti psicotropi, il CBD non ha alcun impatto sull’alterazione psicologica, ma ha invece un effetto rilassante e molteplici proprietà benefiche.

Per eliminare gli effetti psicotropi del THC, la normativa ha imposto dei limiti sulla sua concentrazione, consentendo invece l’uso del CBD senza limitazioni.

Tuttavia, la regolamentazione della cannabis in Italia ha subito diversi ritardi e contrasti, con leggi ferme al 2016 e vuoti normativi riguardanti il consumo di erba legale.

Le istituzioni italiane si sono mosse in modo altalenante, con prese di posizione incoraggianti da parte di organismi internazionali come l’OMS e il WADA, ma anche con provvedimenti restrittivi, come la decisione del Ministero della Salute di equiparare il CBD ad altre sostanze stupefacenti.

Recentemente, la Regione Sardegna ha varato una legge in favore della coltivazione della canapa industriale, ma un ricorso presentato al Consiglio dei ministri potrebbe portare ad un esito diverso.

Nonostante ciò, le leggi sul CBD in Italia rimangono ferme al 2016 e la cannabis light è considerata legale, ma solo se rispetta il limite di concentrazione di THC previsto dalla normativa.

Le diverse leggi sulla legalizzazione del CBD in Italia

La legge 242/2016 ha rappresentato un notevole passo avanti per il settore della canapa in Italia, nonostante ad oggi appaia incompleta e farraginosa. In vigore dal 2017, ha permesso lo sviluppo e la diffusione di numerose attività commerciali legate alla produzione e alla vendita della cannabis light, sottraendo un giro di affari cospicuo all’illegalità.

La legge si riferisce alle coltivazioni di cannabis Sativa iscritte nel Catalogo comune delle varietà agricole, che non contengono sostanze stupefacenti e psicotrope, ovvero quelle che hanno un contenuto di THC entro il limite del 2%. Lo scopo è quello di sostenere e promuovere la coltura della canapa destinata a diversi scopi, come la produzione di alimenti, cosmetici e prodotti destinati a diversi settori industriali.

È importante notare che la normativa non si esprime sugli utilizzi della cannabis light ma ne vieta la combustione. Quindi fumare CBD in Italia è vietato, mentre la produzione, la vendita e l’acquisto della cannabis sono consentiti solo per usi cosmetici o per il semplice collezionismo.

Nel 2020, il Ministero della Salute ha emesso una Circolare sui farmaci che provocano dipendenza fisica e psicologica, che includeva anche il CBD. Questo provvedimento ministeriale è stato oggetto di dibattito e molte polemiche nel settore, tra addetti ai lavori e consumatori. Tuttavia, il Ministero ha successivamente eliminato il cannabidiolo dalla lista delle sostanze stupefacenti.

La legge 2022 promulgata dalla Regione Sardegna rappresenta una svolta nel settore del CBD in Italia. La Normativa n.6 del 2022 si riferisce in particolare alla cannabis Sativa e prevede interventi a sostegno della filiera della canapa con un contenuto di THC che non oltrepassi i limiti stabiliti dalla normativa nazionale ed europea. Tra gli ambiti interessati dalla promozione ci sono la ricerca, la formazione, la sperimentazione della canapa in diversi settori e l’uso medico della canapa terapeutica.

Tuttavia, la Regione Sardegna dovrà affrontare il ricorso per legittimità costituzionale presentato sulle eventuali eccedenze rispetto alle competenze riconosciute a livello statutario.

Quindi, quali sono i prodotti con CBD possono essere comprati in Italia?

La legge sul CBD in Italia ha stabilito un limite di THC dello 0,6% in campo agricolo e dello 0,5% per la vendita al consumatore finale. Pertanto, tutti i prodotti presenti sul mercato devono rispettare questo limite.

Tuttavia, questo limite può variare a seconda della legge sul CBD adottata da ogni singolo stato, anche all’interno della Comunità Europea. Ad esempio, la legge sul CBD prevede un limite di THC dello 0,2% in Francia e Germania, meno della metà rispetto all’Italia. Tutti i prodotti al CBD che puoi trovare sul nostro negozio online sono accompagnati da analisi, in modo da consentirti di consultare sempre le percentuali di ogni cannabinoide presente.

È importante considerare anche che il CBD non è ancora stato classificato come Novel Food in Europa, quindi non è consentito commercializzare prodotti alimentari a base di CBD.

Quando si vedono in vendita online prodotti come integratori, capsule e caramelle, si deve essere consapevoli che non rispettano la vigente legge sul CBD in Italia, il che potrebbe essere sintomo di un’azienda poco seria e affidabile.

Attualmente, la destinazione d’uso più comune dei prodotti a base di CBD sul mercato europeo è quella cosmetica, dato che il CBD è già inserito nella lista dei possibili ingredienti utilizzabili in questo settore.

Negli Stati Uniti, invece, il settore è già ampiamente regolamentato dalle leggi statali, pertanto è possibile trovare prodotti a base di CBD anche tra gli alimenti e altri prodotti edibili.

Può essere legale coltivare canapa per il CBD in Italia?

Sempre nel 2016, con la legge n. 242, il governo italiano ha reso legale la coltivazione della cannabis light, una specifica varietà ad alto contenuto di CBD ampiamente utilizzata per scopi medici. Questa è stata una svolta per il nostro Paese in diversi aspetti, poiché l’area coltivata per la canapa è aumentata del 100% dal 2016, passando da 200 a 2.000 ettari, contribuendo al ripristino di terreni agricoli contaminati o sterili.

Attualmente, non è richiesta alcuna autorizzazione, a condizione che la varietà di canapa coltivata sia inclusa nell’elenco approvato dall’Unione Europea e non abbia un contenuto di THC superiore allo 0,2%.

È legale acquistare prodotti con un contenuto di THC superiore allo 0,2% per scopi medici?

Come precedentemente menzionato, l’Italia permette la vendita di prodotti a base di cannabis con un contenuto di THC fino allo 0,6%. Questi prodotti, tra cui la cannabis light, sono facilmente reperibili. Tuttavia, c’è stato un periodo in cui il governo italiano ha fatto pressione per la chiusura dei negozi che vendono cannabis light, anche se finora non sono state prese misure concrete.

Nel 2020, il Ministero della Salute aveva emesso un decreto in cui il CBD veniva considerato una sostanza in grado di provocare dipendenza psicologica e fisica in chi la assumeva, obbligando le persone a reperire prodotti a base di cannabidiolo solo tramite ricetta medica non ripetibile.

Tuttavia, fortunatamente per i commercianti di cannabis, il decreto è stato annullato meno di un mese dopo. In conclusione, nonostante l’industria della cannabis terapeutica sia fortemente regolamentata in Italia, i prodotti con un contenuto di THC superiore allo 0,6% sono disponibili solo tramite il proprio medico in determinati casi di patologie certificate.